Oggi primo giorno della Fase 2 nell’era del Covid-19. Ancora non possiamo muoverci al di fuori della nostra regione, ma se per qualcuno questa potrebbe risultare una grossa limitazione, per la maggior parte dei friulani è già aria di libertà, avendo la fortuna di vivere in luogo magico che dispone di una offerta quasi illimitata dal punto di vista paesaggistico e culturale.
Pugliese di nascita ma friulana nel cuore, vivo in questa piccola regione di confine da molti anni, e mi sono innamorata delle sue vallate verdeggianti, dei suoi fiumi e dei suoi laghi, delle montagne imponenti che le fanno da scudo e da cui nelle giornate più limpide lo sguardo corre fino al mare.
Ma ciò che più me l’ha fatta amare (e che mi ha portato a diventare sommelier) è stato il suo patrimonio vitivinicolo, la scoperta di trovarmi in un grande vigneto che si espande dalle terre di pianura con i suoi terreni ciottolosi fino alle colline rigogliose che si estendono verso i confini orientali, modificandosi ancora quando si arriva alla roccia del Carso.
E proprio in questo momento così difficile, in cui dobbiamo rimboccarci le maniche e cercare insieme un motore per la ripartenza, sono certa che un grande punto di forza sia da trovare proprio nel vino e nel turismo “slow” che questo stupendo nettare riesce a creare intorno a sé. Infatti l’enoturismo racchiude in sé tutte le qualità e le caratteristiche che proprio in questo periodo sono richieste a chi si propone con una offerta turistica: è un turismo all’aria aperta con spazi ampi e sicuri, di cui si può fruire da soli in coppia o in piccoli gruppi, è un turismo di prossimità che non richiede di ricoprire grandi distanze, è un turismo che avvicina alla natura e ai suoi effetti rilassanti e curativi, è un turismo che promuove una sana attività fisica in quanto ben si coniuga con le passeggiate a piedi o i tour in bicicletta, e per finire è il turismo legato alle nostre eccellenze alimentari, soprattutto quelle artigianali che ben si accompagnano alle degustazioni dei vini, e per questo preferito dai numerosissimi “gastronauti” per i quali l’Italia è senz’altro la destinazione più desiderata al mondo.
Le parole chiave sono comunicazione, accoglienza, sostenibilità, ospitalità, qualità, formazione. In Italia l’enoturismo è una pratica antica, da sempre siamo abituati ad andare a comprare il vino in cantina, facendo due chiacchiere con produttore che spesso ci offre, insieme al bicchiere di vino per l’assaggio, anche due fette di salame e un po’ di formaggio.
Dal 2019 l’Enoturismo è riconosciuto per legge, con il Decreto Attuativo del 12 Marzo 2019, che stabilisce chiaramente quali sono le attività che si possono mettere in atto per raggiungere elevati standard di qualità ed efficacia.
Tutte le cantine che si trovano in un’area di denominazione di origine possono svolgere attività di Enoturismo, incentivando l’accoglienza in cantina, in vigna e nel territorio circostante, organizzandosi con iniziative individuali o collettivamente tramite i Consorzi per aumentare il potenziale attrattivo nei confronti dei Wine lovers.
Se la missione del vino è quella di avvicinare le persone e di rendere speciali tutte le occasioni di convivialità, la nostra missione oggi, in quanto comunicatori, è quella di metterci al suo servizio, sfruttando appieno il mondo digitale per costruire e diffondere storie di vini e di persone, per creare contenuti che siano facilmente fruibili, ma soprattutto interessanti ed emozionali.
Creando un’accoglienza di qualità potremo destagionalizzare le attività in cantina, garantendo un flusso di cassa costante in tutti i periodi dell’anno, offrire un servizio di ospitalità a 360 gradi e contemporaneamente rendere l’Enoturismo una attività economica strategica per il nostro territorio.