Oggi ho scelto di proporvi un vitigno che al di fuori del Friuli Venezia Giulia è davvero poco conosciuto: il pignolo.
È un vitigno rosso autoctono di grande pregio, che ha origini molto antiche, se ne parla già verso la fine del ‘700 quando era diffuso nella zona di Rosazzo. Nel corso del secolo scorso fu lentamente abbandonato in quanto difficile da trattare in vigna e poco produttivo; il grappolo è piccolo e compatto, proprio come una pigna da cui forse deriva il suo nome.
Negli anni ’80 però grazie alla passione di alcuni produttori che ne ricordavano la finezza e la potenzialità si è ripreso a coltivarlo, partendo da marze di vecchie piante recuperate qua e là nella zona dei Colli Orientali.
Ora saranno una cinquantina i produttori friulani che lo annoverano tra i loro vini, alcuni anche molto blasonati, ottenendo un vino rosso da lunga evoluzione, potente ed elegante.
Il pignolo di cui voglio proporvi l’assaggio è dell’azienda Stroppolatini, 6 ettari di vigneti in agricoltura biologica circondati da boschi e seminativi a Gagliano di Cividale. Dal 2017 è Federico Stroppolatini, che ha preso in mano l’azienda con un approccio al vino e alla gestione del vigneto che mi piace molto. Vendemmia manuale, potature attente, bassa produzione, insieme ad un terreno vocato (la classica ponca) e alla buona ventilazione della zona, danno origine a uve molto sane e di alto livello qualitativo.
La vinificazione per il pignolo prevede che alla diraspatura, con l’acino mantenuto intero, segua una macerazione di 8-10 gg. in acciaio e un affinamento in tonneau di 2°o 3° passaggio per un periodo cha va dai 36 ai 48 mesi. Non viene ricercata la nota boisé, ma solo una micro ossigenazione che insieme alla fermentazione malolattica, doni struttura e complessità.
Andiamo alla degustazione.
Il Pignolo 2013 si presenta di un bel rosso rubino carico con sfumature aranciate.
Il naso è intenso e complesso, note di prugna, uva passa e viola si uniscono ai profumi terziari di tabacco e spezie con un tocco balsamico.
Al palato è asciutto e caldo, con una freschezza ancora vivace e i tannini levigati dal lungo affinamento. Il frutto è presente sotto forma di amarene sotto spirito. Il finale è lungo e leggermente amarognolo, con un gusto appagante.
Un vino che mostra forza e carattere, le stesse qualità che possiede chi ha scelto di produrlo.