La primavera in Friuli

La primavera in Friuli

La primavera, in Friuli, è una delle illusioni più riuscite della Speranza. La vedi arrivare dalle montagne dove la neve che si scioglie stende una coperta verde che si vede fin dal mare.

La vedi mentre si sale sul Quarnan, sopra Gemona, col sole che si riflette su una rugiada che sembra essere lì da sempre per poi far scomparire tutto alla vista in un panorama che sembra esploderti negli occhi come ad affrontarli a contenere tutto.

Vedi anche i piedi affaticati, che salgono per gli ultimi passi a sporgersi con le mani tese a tentare di catturare con un telefono tutto il Friuli fino al mare. 

La primavera in Friuli la vedi fuori dai bar passando tra i paesi, nel collinare, in piazza a Colloredo, a Fagagna, a San Daniele dove i volti vestiti dagli occhiali da sole si siedono a scaldare i bicchieri di bianchi che si susseguono uno dopo l’altro come a voler uscire, finalmente, da bottiglie tenute al buio dell’inverno. 

La primavera in Friuli la vedi nel silenzio della pianura, quando andando al mare ti volti a guardare le montagne come se ti sentissi inseguito dai colori. 

La senti fresca, poi, la sabbia che ti entra tra i piedi nudi, mentre tenti di pulirli prima di goderti una birra seduto a guardare l’Adriatico in una Lignano che inizia a mettere a dormire la malinconia.

La primavera in Friuli la senti nei nasi che tirano su polline mentre colano come una candela lasciata accesa e che tra uno starnuto e l’altro intravedono i colori e i profumi.

La primavera in Friuli la vedi negli sguardi di chi comincia a mettere in pratica le promesse dell’inverno cercando di non mantenerle tra un bianco e l’altro. 

La primavera in Friuli non sai mai quando pioverà e ti butti a capofitto in una giornata di sole a cercare di fare tutto a cercare di stare insieme. 
La primavera in Friuli è un fiorire di sagre che raccolgono i paesi e li abbracciano tra risate rossastre e lacrime trattenute in chioschi della birra o enoteche improvvisate. 

La primavera in Friuli non è mai uguale ed ogni anno carica sulle spalle storie che nascono e che qualcuno dovrà raccontare.

Il Friuli va percorso piano, a passo d’uomo, per poterlo guardare da vicino e con calma. Non c’è nessuna magia, una volta capito il trucco.

Il vino ci racconta da solo tutto quello che ignoriamo perché lui non si fa fregare dalle illusioni della speranza ed inizia la sua strada verso la bottiglia piangendo, tra le viti piegate e potate. 
Se il Friuli si fidasse delle sue promesse allora di sicuro non avrebbe bisogno di speranze.

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