Per raggiungere l’azienda vinicola La Viarte si attraversa un luogo di assoluta bellezza, non ci sono urbanizzazioni, solo poche strade deserte disegnano un paesaggio tra i più intriganti dei Colli Orientali del Friuli, l’alternarsi di colline ed avvallamenti rende il tragitto silenzioso a tal punto da voler spegnere l’autoradio e cogliere il vero ritmo di questa natura così pacata, accogliente.
L’azienda ci appare all’apice di una collina, struttura lineare di color bianco e una grande scritta, vista da sotto sembra un tempio dedicato a qualche divinità naturale. Arrivati ai piedi di questa collina, un cartello dell’azienda ci invita a salire lentamente la stradina sterrata che ci condurrà alla sede, doveroso rispetto per l’ambiente circostante, dove anche il pensiero si ferma.

Siamo a Prepotto (Ud) in una vallata segnata dal fiume Judrio, un paesaggio di dolci colline con altezze da 80 a 180 metri, ed è proprio al culmine di una di queste colline che arriviamo alla nostra destinazione. Accolti da un’ottima ospitalità facciamo una rapida ricognizione intorno l’azienda, la posizione è ideale per scorgere a vista d’occhio lo sviluppo dei vigneti circostanti, alternati da tratti boschivi importantissimi all’equilibrio climatico della zona, visto che fanno da freno ai forti venti che invadono i vigneti, o generano condizioni di umidità a seconda della loro posizione. Questi preziosi boschi sono stati preservati sin dai primi vignaioli della zona, che intuivano la loro fondamentale funzione, l’ignaro visitatore di questi luoghi rimane comunque colpito dalla bellezza geometrica di questa natura e volgendo lo sguardo a Nord si gode l’austera cornice delle Prealpi Giulie.
La Viarte è posizionata in questo magico palcoscenico dal 1973, da allora è sempre stato ben chiaro l’obbiettivo di preservare intatto questo variegato mondo biologico, un lento lavoro e un profondo rispetto di una terra generosa per vocazione, preservandola intatta e salubre. Le redini dell’azienda sono passate nelle mani di Alberto Piovan una decina di anni fa, con una visione sempre più nitida riguardo il futuro dei Colli Orientali del Friuli, territorio d’interesse Internazionale che sa stupire con l’eccellenza dei suoi grandi vitigni autoctoni (Schioppettino, Tazzelenghe, Pignolo) ma anche altre varietà importanti.

La terra che circonda La Viarte è nata per accogliere le vigne, privilegiata da un’ottima escursione termica che conferisce alle piante salubrità e rende le uve aromatiche. Ora la terra è ancora addormentata dal lungo inverno, ma se arrivassimo qui tra qualche mese vedremo il proliferare di una flora spontanea, splendide fioriture di trifogli, senape e pisello selvatico che attirano le api, vere ambasciatrici di alto equilibrio ambientale. Nel vigneto non vengono usati diserbanti chimici, si procede solo con mezzi meccanici favorendo così la biodiversità di tutto l’ecosistema, in questa azienda si praticano tutti i principi dell’agricoltura biologica. In vendemmia è rigorosa la selezione manuale delle uve che vengono separate in base alle diverse zone : anche nel singolo vigneto si procede ad una raccolta scalare in diversi momenti, in modo da portare in cantina la massima qualità delle uve.

vini degustati :
ARTEUS 2016, è il frutto dell’assemblaggio di tre diverse vinificazioni, tre vitigni diversi che insieme esprimono la terra e il cuore di una regione. Nasce dall’intuito di voler fondere in un solo prodotto l’essenza qualitativa del Riesling, con la forte espressione territoriale dello Chardonnay e del Friulano, che fanno in piccola percentuale un breve passaggio in barrique per conferire nell’assemblaggio finale morbidezza ed eleganza. Vino “struggente”, dotato di una limpida corrispondenza tra i profumi primari e un armonioso retrogusto, il finale è calibrato da una vivace acidità che lo rende fresco e avvolgente. Un sorso sapido e complesso, che ti fa risvegliare ricordi nascosti.
PINOT BIANCO 2019, autentica interpretazione di un grande vitigno originario della Borgogna, esprime con pulizia tutto il potenziale organolettico, prodotto da un vigneto collinare vinifica in vasche di acciaio a temperatura controllata, riposa sulle sue fecce fini per 7 mesi prima di passare all’affinamento in bottiglia. Preciso nei profumi come un orologio svizzero, emana frutta esotica, polpa bianca matura con lievi sterzate verso fiori bianchi di primavera, cremoso. All’assaggio lo abbiamo trovato snello e vivace, una morbidezza accentuata che richiama la crema pasticcera, un vino giovane e fresco con in dote una bella mineralità.
FRIULANO LIENDE 2016, ottenuto dalle migliori uve di piante più vecchie e nobili, Liende significa “leggenda” ed è con questo nome che si è voluto creare un vino “iconico” che associasse l’impulso della nuova stagione alle porte (La Viarte significa in friulano Primavera) alla forza della natura che riparte. Frutto di una microvinificazione delle uve meglio esposte, solitamente raccolte nella fascia centrale della collina, dov’è migliore la maturazione. Intrigante è il confronto con i nostri sensi durante la degustazione: maturo e ben strutturato sprigiona al naso fiori bianchi appassiti, cremosità e note vegetali che si rincorrono, a tratti balsamico, complesso e dal carattere forte, quasi irriverente e dritto per la sua strada. Un Friulano tutto collinare di rara interpretazione che ti ruba il tempo di pensare, predestinato a diventare “leggenda”.
SAUVIGNON LIENDE 2016, qui non c’è solo la selezione di uve dai migliori vigneti, c’è un’ulteriore operazione che testimonia la moderna ricerca della massima qualità . nelle fasi di vendemmia ci si ferma una settimana, si interviene con una defogliatura manuale intorno ai grappoli che permette all’uva di maturare ancora sotto l’effetto dell’ inversione termica d’inizio autunno, operazione utile a concentrare gli aromi sulle bucce impreziosendo il corredo aromatico nel vino. All’assaggio siamo portati a smarrire la classica riconoscibilità del Sauvignon, nei profumi c’è una delicatezza inaspettata, che spazia tra tenui note vegetali e la dolcezza della frutta matura, in un rincorrersi di aromi raffinati, tipici del territorio. Vino che può solo migliorare trattenendosi ancora in cantina ma che ci ha dato sfoggio di una classe cristallina, con un finale di gusto intenso e godibile.
TAZZELENGHE RISERVA 2013, la storia di questo vitigno profuma d’antico, una rarità salvata dall’estinzione per l’opera eroica di pochi viticoltori visionari, che hanno voluto salvare quest’uva particolare, madre di un vino “tagliente”, ruvido e affilato, difficile da gestire. Ma se la vera storia di un territorio è fatta anche dei suoi prodotti, lo scorbutico Tazzelenghe non può essere dimenticato e così va domato, affinato a lungo con pazienza, nell’attesa di potersi concedere una beva complessa e appagante. Noi assaggiamo la riserva 2013, annata particolarmente favorevole che ha concesso un’ottima maturazione del frutto : sorso corposo, grande frustata di acidità volatile che accompagna con equilibrio la ruvidezza dei tannini, il naso si riempie di mora, prugna, ginepro e poi terra polverosa, note d’inchiostro e aromi ferrosi s’intrecciano e ne allargano lo spettro olfattivo. Un gusto “alieno” fuori dagli schemi, che ci ha fatto percepire il fascino della tipicità, anche quando ti spiazza con piacevole violenza!

AZIENDA AGRICOLA LA VIARTE
Via Novacuzzo, 51 – 33040 Prepotto (UD)
P.I 02727190304 – T. +39 0432 759 458
www.laviarte.it