Mario e Maria avevano vent’anni nel 1976. Si frequentavano da pochi mesi, lui fiero della sua 500 bianca, comprata col sudore colato sul cotone della Manifattura e lei timida e sicura nella sua ragioneria. Era una Gemona sospesa, che guardava il mondo da lontano quella in cui loro vivevano, che da lì a poco avrebbe trovato forza nella sua più grande tragedia contemporanea.
Mario era spavaldo in quella dolce rabbia dei vent’anni che trasforma tutto in sfida e si prepara a giocare da grande e voleva impressionarla, Maria, corteggiarla, promettere quello che i suoi occhi potevano lacrimare e guardava al futuro come una carta scoperta. Andavano a cena da Giorgio, quella sera, a casa sua, per conoscere la piccola Giulia, appena nata da Piera, in un’amicizia complice e piena di dolcezza. Appena fuori casa di Giorgio la scossa.
UN MINUTO
Mario si buttò su Maria nel cortile di Giorgio a proteggerla dal boato, dalla polvere, dal rumore e dalle grida. Poi silenzio. Si alzarono sporchi e con la carta del futuro coperta. La madre di Giorgio era rimasta dentro casa, mentre Piera e la piccola erano salve nel cortile, con Mario e Maria. Si persero nella notte, a cercare le famiglie, una intatta, quella di Maria, una no. Il padre di Mario era di turno in Manifattura. Niente da fare. La madre di Mario salva, ma pronta a partire in Sudafrica con la figlia già emigrata a cercar fortuna. Mario, solo, viene accolto dalla famiglia di Maria. Lei non sapeva se lo avrebbe frequentato ancora, se lo avrebbe sposato, se ci avrebbe fatto dei figli, ma quella scossa l’aveva convinta, in un modo o nell’altro.
Han fatto due figli e dopo quarant’anni sono ancora lì a proteggersi dal boato, dal rumore e dalla paura. Sono i genitori della generazione che non ha avuto giovinezza, non ha avuto presente, solo passato e futuro. Ci ha cresciuto quella generazione facendoci vivere una tragedia non nostra, ma che ci ha fatto nascere.
Il vino racconta una terra che si muove ma non si sposta ed affonda le sue radici per incontrarsi in un bicchiere e ricordarsi la fortuna di aver avuto un amore per salvarsi.
Matteo Bellotto

