Ci sono momenti di una fragilità struggente, in grado di cavalcare la pelle di tutta una terra. Un respiro profondo e potente che passa dal Carso e si dipana sulle colline fino ai conoidi delle valli alpine. Un respiro che spazza via le nebbie della pianura, che ci muove i capelli mentre guardiamo le onde del mare in un momento tutto nostro.
Si asciugano le viti, col vento, quello che muove le foglie a va a cercare gli acini, lo stesso che stuzzica i baffi dei gatti seduti sulle botti fuori dalle cantine, mentre aspettano con gli occhi socchiusi una carezza da catturare.
Quel vento parla, con le viti, e racconta loro segreti che non conosciamo e dei quali sentiamo soltanto l’eco profonda e nascosta nei bicchieri. Il vento insegna a guardare lontano, racconta il tempo, come metafora, nel suo continuo passaggio, nel suo non essere mai presente, ma sempre proteso in avanti.
Il vento ci insegna a guardare nella sua direzione e racconta al vino quel segreto che fa sì che il passato diventi futuro. Ne cristallizza i momenti, e li fa sembrare eterni nel ricordo. Il vento si ferma soltanto per un attimo, dolcissimo e profondo in cui il vino riesce a catturarlo per sentire cos’ha da dire.
Il vino custodisce il vento ed è capace di andare dove va lui. Il vento va sempre avanti, come il Friuli, inesorabile nel suo incedere, incapace di aspettare qualcuno che lo aiuti, sempre proteso a rimettersi in piedi con un orgoglio quasi maniacale che lo porta troppo spesso a ricordare più le tragedie che i traguardi.
Il vento passa attraverso il Friuli a ricordargli chi è e dove dovrebbe andare. Il vino è quel custode silenzioso della nostra identità che, come il vento, ci parla soltanto per un attimo eterno ed infinitesimale, mettendoci alla prova ed intimandoci di stare sempre un passo indietro a lui.
È sempre il vino che può dire qualcosa a noi e mai noi che possiamo parlare di lui. Con lui sì, forse. Il vento risale dal mare ed attraversa tutti gli angoli di questa terra nascosta a se stessa. Quando impareremo a fidarci del futuro che desideriamo per noi allora non guarderemo più indietro e saremo convinti ad andare Oltre.
Matteo Bellotto
(Foto: sserass da Unsplash)